Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 31 dicembre 2015

Custodi del sacro fuoco


Tutti dovrebbero comprendere ed accettare la propria eredità spirituale, seguendo il sentiero che scava nel profondo dell'anima e conduce a luoghi segreti, ove sono ricchezze che la mera tecnologia non potrà mai offrire e che rendono l’Uomo capace di meraviglie.
Il blog IL GRANDE IGNOTO, è come una terra di passaggio, sottesa tra i mari, porto di partenza per le Terre Imperiture dove la nostalgia edenica spinge gli uomini spirituali a ritornare. “Beato chi trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio.” Queste parole del Salmo 83 sono riecheggiate per secoli nel cuore degli uomini: ovunque un eroe, un folle, un uomo di frontiera, un mistico o un avventuriero prendessero la difficile decisione di lasciare la propria casa e inoltrarsi verso l’ignoto, mettendosi in cammino. Da qui nasce l’esigenza di connettersi ad una rete verticale per il navigatore del nostro tempo, a cui viene offerta solo la possibilità di collegarsi ad una rete orizzontale – internet. Eppure nell’era della velocità, dello spaesamento e del sapere labile e nomade, si avverte la necessità di ancoraggi e di saperi non precari, non volatili. Da qui nasce l’impresa di ripensare la Tradizione.

venerdì 25 dicembre 2015

mercoledì 16 dicembre 2015

Il Sacro interrotto


Ho ragione di ritenere che la Chiesa di Roma abbia rinunciato alla gestione del sacro. Dio è mistero, e la religione dovrebbe essere canto, gesti, liturgia, simboli. Il papa parla di etica, non di Dio se non in modo derivato. Il sacro si esprime nella distanza e se tutto si avvicina è la fine. La scena del mondo è troppo frequentata dai preti, dal papa, tutto è in esposizione. Il “Buonasera” di papa Francesco la sera della sua elezione al Soglio di Pietro, non è un mezzo per avvicinarsi al mondo, è banale, è il linguaggio sciatto dell'intrattenitore, è il carlocontismo usato per ruffianeria. È il linguaggio che gli uomini si scambiano mediamente fra loro. “Buon pranzo” fa parte del quotidiano, ma non ci avvicina di un millimetro al sacro. La liturgia è canto ma anche poesia, è il mezzo per interloquire, insieme all'estasi su un piano ulteriore, con Dio; il papa insieme ai consacrati debbono usare, è vero, una parola comprensibile ma che sia allo stesso tempo distante dal linguaggio ordinario del mondo. Parola cantata, vocalizzata, liturgizzata, più estetica, perché liturgia è bellezza e non deve diventare una pratica esortativa, una nenia in cui non si ha né la percezione del sacro né della serietà. Lo dico io che praticando il pensiero risonante – la magia – so cosa voglia dire pronunciare una parola significativa, una parola di potenza. Ascoltando i preti mi viene il latte alle ginocchia, ufficiano messa con lo stesso impeto di un ragioniere mentre legge la dichiarazione dei redditi. Non sento vibrare niente quando i facitori di Parola, dall'altare, parlano di Dio: forse non credono più in un cacchio di niente, forse hanno perso la fede, forse la crisi dell'umano ha contagiato lo spirito.
Per la mia esperienza iniziatica ho compreso, dopo molta pena e disillusione, che bisogna esser capaci di dire il taciuto, diventare come la porta che accede al mondo straordinario e terribile del sacro. Il magico così come il religioso, è produzione-ideazione -immaginazione. La tecnica col tempo mi ha consentito l'accesso all'impianto immaginativo. E la fede cos'è se non fede nelle cose invisibili e le cose invisibili, amici miei, me le devo in qualche modo figurare. Credere per vedere. Non mi sono assestato nel visibile e nel razionale, dove generalmente si soffoca e ci si angoscia, ma ho incominciato a produrre l'immaginazione, perché solo in uno spazio immaginativo io posso avere speranza e fede. La speranza è in ciò che non mi accade sul momento e la fede è in ciò che non vedo sul momento. Senza potenza immaginativa io tutto questo non lo posso fare. Un incremento immaginativo mi fa supporre le facciate che non vedo di quella casa. La struttura che connette, quella dell'immaginazione è già iscritta nella nostra modalità di percepire. La trascendenza, prima ancora di essere una dimensione della religione, è una dimensione intrinseca alla stessa percezione. Vedo ovunque simboli intorno a me: una stradina di montagna, un ruscello, un albero, una rosa. Per riuscire a vedere oltre, ho abbandonato il frammentario, il riduzionismo. Lavoro tutt'altro che agevole. Si rischiano dissociazioni, nevrosi, allucinazioni. Non è vero che io vedo le cose che percepisco. Le vedo solo se aggiungo a ciò che percepisco ciò che non percepisco, eppure c'è. La trascendenza è inscritta nella materia, altrimenti non potrei vedere simboli, nessi, energie. Si tratta di estrarre l'anima alle cose che mi rinviano ai significati. Gli archetipi sono i pulsanti dell'invisibile, se solo ci apriamo ad essi, prefigurandoli, essi rispondono. Il simbolo è una schema d'energia che mette assieme ciò che vedo con ciò di cui ho bisogno affinché ciò che vedo abbia un senso.
Ritornando alla religione, voglio dire questo. Critico la Chiesa di Roma perché ha ridotto il cristianesimo ad etica. Il Vangelo non legifera in senso morale, perché non c'è commensurabilità tra il sapere umano e il sapere divino, quindi non si può costringere il Giudizio di Dio nelle regole con cui gli uomini hanno organizzato la loro ragione e confezionato le loro morali. Noto l'imbarazzo dei preti allorché domando ragioni sull'operato di Dio così come è descritto nell'Antico Testamento raffrontandolo con la predicazione di Gesù. Dio sbagliava prima poi si è corretto dopo? Si è rabbonito col passar del tempo? Fesserie, ovviamente. Poiché so che il Sacro è anche terribile e incomprensibile... Cristo non corregge Geova. C'è continuità, ma essa ci sfugge il più delle volte. Dio è vicinissimo ma è pure distante oltre ogni dimensione. Gesù, come vorrebbero farci credere i preti e il papa, non è un assistente sociale; e il cristianesimo non è certo una onlus di cooperazione internazionale. Sacro è il punto dove la Terra si avvicina al Cielo. Sacro vuol dire a un tempo benedetto e maledetto.
Allora, siccome il sacro è tremendissimo, siccome è ambivalente, siccome mi trova nello sconcerto, siccome lo stesso Jahvé dice a Mosè: tu in faccia non mi puoi vedere ma solo quando me ne sarò andato, e ti dovranno bastare le mie tracce... ecco, siccome il sacro è tutto ciò, e non si tratta di un paparino buonista democratico progressista e liberale, allora o la religione si incarica di tutelare le anime da questo tremendissimo e grandissimo che esiste, oppure di fronte a questo tremendum ciascuna persona se la deve vedere singolarmente da sé. Il problema qual è? È che noi siamo troppo deboli per reggere le potenze del Sacro, il più delle volte soccombiamo e veniamo disarmati. Penso sia ai pazzi, ma anche a quei ragazzi che ammazzano i genitori e li fanno a pezzi: questo sono eventi sacrali di segno nero, gesti che oltrepassano la razionalità: sono invasioni di demoni. Non c'è civiltà dove non succedono omicidi, non esplode una sessualità selvaggia, non accade lo sfrenamento di tutto quello che noi oggi chiamiamo pulsioni, ma che un tempo si definiva come l'irruzione del satanico. I sacerdoti, gli sciamani, i maghi, erano coloro che custodivano il recinto del sacro, e questa sarebbe la funzione che dovrebbero assolvere continuamente. Oggi il prete agisce nel sociale, è attivo in politica, è scienziato, ma non sa niente del notturno, la faccia oscura del tremendum; al massimo ti invita ad andare da uno psichiatra se gli confidi certe tue preoccupazioni d'ordine spirituale.
Se ci avviciniamo al punto di arrivo del Sacro, l'orizzonte che divide-unisce la terra e il cielo (un posto magico in una radura del bosco, nei pressi di un megalite, di una cattedrale, un ponte antico, una grotta, una sorgente, una persona dotata di aura brillante); esso animerà la profondità del nostro essere, permettendoci così di ritrovare Dio in un centro dal quale non si era mai mosso.

martedì 1 dicembre 2015

SIAMO CELLULE DI DIO

Certe conoscenze si sono ridestate in me in un periodo problematico. La mia forma era una caverna di ignoranza che si trasformò – per tigna e per Grazia di Dio - in un vaso riflettente. Molti credono, illudendosi, che vivere possa arricchire sempre di più l'anima. Invece l'anima è fin dall'inizio illuminata e l'unica cosa che ci tocca fare, è di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il suo manifestarsi. La vita terrena è un continuo morire che ad ogni istante partorisce vita. Giuste le parole dei Vangeli: “”Chi ama la propria vita la perderà e chi la cederà la riceverà vivente”. La ragione per la quale si ama è la stessa che ha fatto cominciare l'Universo, altro che grande botto. E amare è un po' morire a se stessi per donarsi all'altro. Ho 57anni suonati (nel senso che ho ascoltato tanto rock, fatto tante esperienze di confine, tanto amato) per cui ho potuto godermi gli anni '70, scoprendo che si può aumentare la frequenza psichica senza l'uso di droghe, che l'abbassano; ho assimilato tecniche unitive e messo in opera un centro nervoso altamente sensibilizzato a ri-trasmettere la luce mentale, altrimenti estemporanea; e tutto ciò senza militare nel Partito Comunista Italiano. La gente sembrava più felice, sebbene non mancassero preoccupazioni contingenti, l'austerità per la crisi energetica, gli stipendi bloccati di contro all'aumento del costo della vita (la vita ha sempre un costo, ma vale la pena viverla). Un momento fatidico era rappresentato dalla lettura del mensile edito in Firenze, Il Giornale dei Misteri, una rivista coraggiosa per quei tempi, dove potevi leggere di parapsicologia, ufologia, magia, e che ti induceva a formare gruppi di ricerca, e ce n'erano centinaia in Italia, per condividere idee, programmi e progetti. Avevo l'opportunità di potermi attardare la notte con gli amici, girando senza problemi per la città, imparando a non aver paura del buio (le periferie essendo poco e male illuminate) e per le campagne, dove affinavamo i sensi. Ho pure capito che l'eccessiva illuminazione artificiale presente nelle nostre abitazioni e nei centri commerciali dove ci passiamo molte ore, rende indistinguibile il giorno dalla notte, alterando così i ritmi circadiani della ghiandola pineale, che è l'interfaccia principale dell'anima.
Erano anni nei quali non esisteva il conflitto d'interessi e i diverbi politici erano argomentativi, nella maggior parte dei casi. Poi il periodo della radicalizzazione ideologica sfociò nel terrorismo neofascista e comunista, e lo Stato adoperò la strategia della tensione per rinforzarsi. Niente fu più lo stesso. Dalla fine degli anni Ottanta, iniziò la morte spirituale dell'Occidente. Il motto era: tiriamo a campare e si salvi chi può. La visione della vita orizzontale e senza radici si stava imponendo a grandi passi, si annientava ogni pulsione erotica sostituendola con la pornografia, e ogni spinta poetica declinò verso l'insensato, l'assurdo elevato a regola, la perdita del centro nell'arte e nella cultura, che diventavano globalizzati: il pensiero unico sostituiva la creatività dell'intelligenza.

Mi hanno insegnato a schifare l'autoinganno e a vivere in Grazia di Dio: sono gli unici antidoti contro il logorio della vita moderna; il Cynar dello spirito contro i veleni dell'anomia. Ho imparato a percepire dentro di me l'eterno, piuttosto che vivacchiare alla giornata in attesa di un'invasione aliena, che una crisi economica e il relativismo etico annientino la famiglia, che le epidemie di influenza rendano “necessarie” la iper-produzione di milioni di flaconi di “salva vita”.
Il buio e la luce, l'inconscio e il conscio, il male e il bene, la depressione e la felicità: sono le diadi più importanti da tenere in debito conto, per vivere e scegliere verso quali lidi procedere. Ne abbiamo facoltà, più di quanto i potentati mondiali vorrebbero farci credere, mettendoci la museruola e castrandoci con i mass media. Chiesa, istituzioni, cultura ufficiale ci hanno negato una conoscenza fondamentale, che potrebbe cambiare la nostra vita.
C'è un interregno tra il noto e l'ignoto, è da lì che passa la luce per accendere i sogni e l'immaginazione, cioè una fonte inesauribile di potenza e di sapere. Mi occupo dal 1971 di Psicognosi (termine di comodo inglobante tutto ciò che supera l'ordinario) e i suoi fenomeni non sono costruzioni fantastiche come Piero Angela sostiene. Il sistema nervoso produce non solo effetti psichici, ma anche fisici all'esterno e incidenti sul piano materiale. La Psicologia ha competenza del conscio, la Psicognosi entra invece in quell'interregno, confine tra il presunto noto e l'indubbiamente ignoto dove ci sono tutte le risposte. La Scienza ufficiale, che ostenta sicurezza e che assicura che tutto sia sotto controllo, incomincia a cedere. La Natura funziona in un certo modo e la discontinuità della materia fa parte delle sue caratteristiche, a dispetto delle teorie vigenti. La mente influisce sul fenomeno osservato, quindi il fisico è sostanzialmente d'ordine psichico. Santi-iniziati-sensitivi, che non hanno mai letto un manuale di fisica, vincono la forza di gravità perché sfruttano il “dentro” dello spazio anziché il “fuori”: l'interregno è la via più breve tra due punti. La fede può tutto: credere per vedere. Ma non finisce qui. Ora viene il bello.
Come in alto, così è in basso. Il dentro è come il fuori. L'uomo ricapitola la struttura dell'atomo. Micro e macrocosmo vanno a braccetto. Ho fatto la scoperta dell'acqua calda, meglio tardi che mai. Per noi e per la materia infinitesimale, l'alimento che dà più vita è la gioia di vivere. Gesù disse che “non si vive di solo pane”. La materia non vive di sola massa, ma ha bisogno di dare un senso alla vita. Tutte le cose camminano verso un fine. Un atomo è ben felice di far parte dell'insieme di Monica Bellucci, di partecipare al gesto tecnico insuperabile di Lorenzo Insigne allorquando dribbla il povero juventino Bonucci, mentre credo che un atomo di Uranio non gradisca di fare da propellente in una centrale nucleare. Quando siamo felici – ricordatevi che può dipendere da noi, è una scelta possibile anche se ci mancano i soldi per pagare le tasse ed Equitalia ci perseguita – siamo realmente vivi e vegeti, ogni particella del nostro organismo viaggia verso l'ultravioletto psichico. Tutto è pensiero, quindi conta l'intenzione. Perché? Semplice, perché albergano in noi le cellule di Dio, che sono perfette per origine ed elevate per orientamento. Pensare è meglio che pesare : c'è una “n” di troppo e “n” è niente, quindi è zero. Il vuoto è così pieno da renderci leggerissimi, galleggianti in un oceano di pura energia psichica. Quando vinciamo la gravità perché la vita si presenta più leggera, quando proviamo amore, quando sentiamo ciò che pensa l'altro, quando il tempo si ferma o scorre più velocemente, o una malattia allo stadio terminale regredisce tra l'imbarazzo dei medici curanti, quando prevediamo un evento prima che accada, beh, sono le cellule divine a operare svincolate dai nostri dubbi. Se le cellule di Dio le facciamo risuonare con le altre, eliminando il diaframma ideologico tra il credere e il sapere, sarà una festa di luce radioattiva.
Il Sistema nel quale viviamo, anzi, che subiamo, è il risultato del materialismo e ci invita a non-essere, che è la becera filosofia antitetica alla Vita in favore del mero piacere, dello sballo, dell'economia elevata a divinità maligna; ecco, il consorzio unico di interessi globali sta dando gli ultimi colpi di coda, fino alla deflagrazione atomica che devasterà l'intero pianeta. Inutile accumulare cose senza valore, inutile preoccuparsi del conto in Banka. La cosa più importante, non soggetta al deterioramento, non appartiene a questo mondo, ma fa parte dell'invisibile, del sottile stato dell'essere, molteplice, lucente, pregno di significato, il cui accesso costa sacrifici e privazioni ai limiti dell'umano. Certo, ci vuole il folle coraggio di Parsifal: pieno di ostacoli è il cammino. Se riusciremo a superare le cortine del tempo e dello spazio per vedere oltre, non ci spezzeremo. Potremo vedere l'irruzione di forze che si ridestano dal profondo della Vita, quando l'Io ancestrale entra in contatto con la Potenza originaria. Per arginarla ci vorrà disciplina ferrea. Scopriremo che si tratta di un fuoco soave che non brucia, ma tutto trasmuta. La nostra fantasia comincerà a disseccarsi, a calcinarsi, a purificarsi diventando sale di sapienza; cominceremo a sentirci al centro del cosmo.